Come sviluppare gli EnPI per la tua azienda

All’interno di un piano che punti a migliorare le prestazioni energetiche di un’attività, non è necessario solamente sapere quanto si consuma come valore assoluto. Questi dati, infatti, devono essere inquadrati all’interno di un’analisi che faccia capire se si tratta di numeri soddisfacenti, oppure se la propria azienda è inefficiente. Per fare questo secondo importante passo è necessario capire come sviluppare gli Energy Performance Indicator, o EnPI. In estrema sintesi, si tratta di strumenti in grado di monitorare le prestazioni energetiche. Dall’efficienza che misura la produzione per unità di energia, si passa all’intensità energetica, ossia la quantità di energia utilizzata per unità di prodotto. L’obiettivo è aumentare l’efficienza oppure diminuire l’intensità.

In un Sistema di Gestione dell’Energia (SGE) che prevede il miglioramento continuo delle prestazioni energetiche su base costante, gli Energy Performance Indicator sono la base per procedere alla fase “check” del circolo virtuoso strutturato nei quattro step del ciclo di Deming:

  • plan;
  • do;
  • check;
  • act;

Dopo aver pianificato ed implementato le attività iniziali per migliorare le performance, si verifica lo sforzo fatto e si mettono in atto ulteriori azioni di miglioramento. La norma internazionale ISO 50001 emanata nel 2011, che certifica i Sistemi di gestione dell’energia, introduce come importante novità proprio il concetto di EnPI, con lo scopo di adottare uno strumento di confronto delle prestazioni energetiche nel tempo.

I benefici degli EnPI

Un sistema di EnPI consente sostanzialmente di ottenere:

  • un sistema di misurazione delle performance su base quantitativa;
  • uno strumento per avere conoscenza dei progressi;
  • un sistema di identificazione delle anomalie.

La predisposizione di EnPI permetterà di mettere in relazione le varie attività per capire quali sono le più energivore. Inoltre, consentirà di fare confronti mensili o annuali per vedere gli effetti degli interventi e confrontarli con i benchmark relativi al proprio settore di attività. Inoltre, consente di prevedere, in base ai dati storici, i consumi attesi al variare della produzione.

Saper analizzare il processo produttivo

Una volta chiarita la situazione energetica di partenza dell’azienda (la cosiddetta “baseline” dei consumi rilevata in un dato momento), per procedere con azioni di efficientamento è necessario approntare gli Energy Performance Indicator. Si tratta di un compito che varia a seconda della situazione ed è complicato, soprattutto per imprese distribuite sul territorio con più impianti produttivi e con più fonti energetiche.

La definizione degli indici di prestazione energetica implica che si conosca molto bene l’attività della propria azienda, i processi produttivi più energivori e tutte le altre attività che necessitano di energia per essere svolte. Si devono evidenziare le utenze più rilevanti perché sarà probabilmente da queste che si potranno ottenere i miglioramenti prestazionali più significativi. Per ciascuna utenza energetica significativa si predisporrà quindi un indicatore che metta in relazione il consumo con la variabile che lo influenza maggiormente.

Per esempio, a seconda del settore di attività potrà trattarsi del consumo di gas per unità di prodotto, del consumo di kWh per metro quadro di superficie illuminata o del consumo di luce o gas per posto letto. La definizione degli EnPI comporta una vera e propria architettura di monitoraggio dei consumi. Spesso, inoltre, prevede misurazioni ad hoc e l’installazione di nuovi strumenti di misura.

I passi necessari per sviluppare gli EnPI

Lo sviluppo degli EnPI prevede questi passi:

  • determinare gli elementi/asset da valutare (stabilimenti, processi, sistemi, ecc);
  • determinare i consumi energetici rilevanti per ciascun elemento;
  • identificare i diversi driver che influenzano i consumi (il volume di produzione, il tempo atmosferico o la quantità di persone presenti in un edificio);
  • raccogliere i dati di consumo storici e quelli relativi ai driver;
  • stabilire una “baseline”, ossia un anno zero in base al quale effettuare i confronti successivi;
  • analizzare i legami tra i consumi e i driver;
  • analizzare il cambiamento nel tempo dell’indicatore rispetto all’anno zero.

Una volta ottenuta la fotografia dell’andamento delle prestazioni energetiche ed il confronto con i benchmark di riferimento, l’energy manager deve inserire questi risultati in un report e comunicarli in maniera efficace all’interno dell’organizzazione. Successivamente potrà proporre interventi migliorativi.

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